Aggiornato il 01 ottobre 2024

Salvaguardia e UNESCO

Cinquecento anni di pratica, di sapere raffinato, di indagini e sperimentazioni, di movimenti lenti e minuti. Di pazienza.

È questo quel che ancora oggi nelle botteghe di Cremona i maestri liutai vivono nella loro pratica quotidiana, in una dimensione artigianale di altissimo valore artistico, riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’umanità, con l’iscrizione del saper fare liutario tradizionale cremonese nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale a partire dal 2012.

Il patrimonio culturale, infatti, non è costituito solo da monumenti e collezioni di oggetti, ma anche da tutte le tradizioni vive che vengono trasmesse dagli esseri umani di generazione in generazione, proprio come il saper fare liutario tradizionale cremonese, nato a Cremona nella metà del Cinquecento.

L’iscrizione nella lista è senza dubbio un’attestazione di rilevanza culturale, ma non solo. Poiché si tratta di patrimonio vivente, quindi fatto della ricchezza di conoscenze e di competenze che viene trasmessa da una generazione all’altra, l’iscrizione nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco è anche – e soprattutto – l’impegno che la comunità depositare di quel sapere si assume per garantirne la trasmissione.

2003

Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale

È questa trasmissione che l’Unesco tutela, attraverso varie misure che la favoriscano, a partire dalla Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale (2003) che prevede una serie di procedure e strumenti per identificare, documentare, preservare, proteggere, promuovere e valorizzare ciascun elemento.

Ed è proprio in questa prospettiva che si colloca il piano di salvaguardia: raccolta di azioni a tutela del sapere e saper fare liutario, minacciato tanto dalla globalizzazione, quanto da eventi naturali, come abbiamo avuto modo di sperimentare, in occasione della recente, disastrosa diffusione del virus Covid-19.

In questo quadro, si inseriscono i lavori per la messa a punto del Piano di salvaguardia del saper fare liutario tradizionale cremonese, che la comunità sta conducendo grazie al supporto delle istituzioni: Comune di Cremona, il Ministero della cultura e l’Unesco, con la partecipazione di Regione Lombardia (AESS).

Obiettivo: definire forze, debolezze, sfide e opportunità del processo di trasmissione della liuteria tradizionale cremonese, individuando pratiche e strategie di salvaguardia con il coinvolgimento dell’intera comunità cremonese.

Salvaguardare l’antico metodo di costruire violini, secondo le prassi tramandate attraverso i secoli nelle botteghe, da maestro a maestro, è un tema che da sempre sta a cuore alla comunità di Cremona. Oggi, all’interno del Comune, un ufficio specifico si occupa di coordinarne le azioni, ma da sempre esiste in città una rete che mantiene viva la ricerca della qualità della liuteria, perseverando nella difesa del saper fare tradizionale.

2004

Primi passi: i Distretti Culturali

L’attenzione alla salvaguardia della liuteria e della specificità di Cremona parte da lontano e si collega al progetto Distretti Culturali, concepito nel 2004 da Fondazione Cariplo per valorizzare il patrimonio culturale attraverso lo sviluppo del territorio. Il distretto culturale è, infatti, un territorio in cui sono presenti numerosi beni culturali e ambientali, servizi e attività produttive collegate tra loro, che vengono interessati da investimenti su capitale umano, integrazione tra filiere produttive e settore cultura, innovazione dei servizi e delle metodologie.

Il progetto si è sviluppato in 4 fasi:

  • 2005-2006: studio generale per individuare aree omogenee in cui creare i distretti;
  • 2007-2008: selezione dei territori in cui realizzare studi di fattibilità per verificare le condizioni istituzionali ed economiche necessarie allo sviluppo dei distretti;
  • 2008-2010: studi di fattibilità;
  • Approvazione dei distretti: il "Distretto Culturale della Provincia di Cremona" viene approvato nel luglio 2010.

2005

Convenzione di Faro

È la Convenzione quadro del Consiglio d’Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, firmata a Faro (Portogallo) nel 2005.

Non riguarda tanto la tutela materiale dei beni culturali, ma il rapporto tra patrimonio e comunità: come le persone attribuiscono valore al patrimonio e lo usano per costruire identità, coesione e democrazia.

Concetti chiave

  • Diritto al patrimonio culturale: ogni persona ha diritto a trarre beneficio dal patrimonio e a contribuire al suo arricchimento.

  • Comunità di patrimonio: gruppi di persone che riconoscono e vogliono trasmettere aspetti del patrimonio che considerano parte della loro identità.

  • Approccio inclusivo e partecipativo: il patrimonio è vivo, dinamico, non solo monumenti e musei ma anche tradizioni, memorie e pratiche sociali.

  • Patrimonio come risorsa: leva per lo sviluppo sostenibile, la qualità della vita, il dialogo interculturale e la partecipazione democratica.

Come ha sottolineato Marija Pejčinović Burić, Segretaria Generale del Consiglio d’ Europa, la Convenzione di Faro integra i precedenti strumenti del Consiglio d’Europa per la protezione delle opere architettoniche e archeologiche degli Stati membri. Sottolinea gli aspetti importanti del patrimonio in relazione ai diritti umani e alla democrazia e promuove una più ampia comprensione del patrimonio e delle sue relazioni con le comunità e la società. Lo fa incoraggiando a riconoscere che oggetti e luoghi non sono, di per sé, importanti per il patrimonio culturale in quanto tali: lo sono, al contrario, in virtù di ciò che le persone attribuiscono loro, dei valori che rappresentano e del modo in cui questi possono essere compresi e trasmessi ad altre persone.

A sua volta, questa definizione rafforzata di patrimonio culturale ha generato nuove misure che ne garantiscono la resilienza e la sostenibilità, riconoscendo che non si tratta semplicemente di un’azione dall’alto guidata dallo Stato, ma che ciò che è richiesto è un approccio dal basso, guidato dalle persone, in cui le comunità patrimoniali possono emergere per raccogliere la sfida condivisa della gestione di beni culturali comuni. Ciò implica il consolidamento della relazione tra cittadini e società civile che condividono la guida con i governi e le autorità locali nella protezione e nella trasmissione del patrimonio culturale, a volte oltre confine, e sempre a beneficio delle generazioni future.

Le comunità patrimoniali svolgono sempre più spesso un ruolo fondamentale nella vita culturale. Se lo Stato è importante per definire convenzioni e politiche, quando si tratta di gestire i siti del patrimonio culturale, non dovrebbero essere coinvolte solo le autorità nazionali, regionali e locali. Lo spirito imprenditoriale delle persone, delle organizzazioni e delle piccole e medie imprese locali è la chiave per mantenere le comunità solide in molte parti d’Europa, attraverso un’adeguata conservazione e un uso saggio del loro patrimonio culturale. Il patrimonio non riguarda solo il nostro passato, ma anche il nostro presente e il nostro futuro. La Convenzione di Faro riflette un’evoluzione del modo di pensare al ruolo del patrimonio culturale in Europa.

2007

Ratifica della Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale

L’Italia ratifica la Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco del 2003.

2012

Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco

Il saper fare liutario tradizionale cremonese entra nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Immateriale Unesco.

2013

Firma della Convenzione di Faro

L’Italia firma la Convenzione di Faro, che viene poi ratificata nel settembre 2020 (Legge n. 133/2020).

La legge entra in vigore in Italia nel giugno 2021.

2015

Il Distretto culturale della città di Cremona

Nel 2015 il Comune di Cremona presenta a Fondazione Cariplo una richiesta di finanziamento per progetto che si intitola Distretto culturale della città di Cremona, che costituisce la propaggine del progetto di Fondazione Cariplo relativo ai distretti culturali.

2015-2017

La liuteria e il Distretto

In questi anni, la liuteria si dimostra inequivocabilmente l’elemento dominante; parallelamente, la comunità dei liutai, sollecitata da alcuni progetti di formazione, manifesta interesse verso i temi e le attività del distretto, che quindi si trasforma in un distretto sempre dedicato al tema della formazione, ma specificatamente incentrato sulla liuteria.

Sempre nel 2017, l’Italia applica la Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale (2003), già ratificata nel 2006, e modifica la legge che sino ad allora era stata usata per finanziare la tutela e lo sviluppo dei piani di gestione dei siti Unesco, introducendo, per la prima volta, come destinatari della tutela da parte dello Stato i cosiddetti elementi immateriali.

2021

Creazione dell’Ufficio per l’Unesco

Da pochi a tutti

Sino a che vennero usati i fondi di Fondazione Cariplo, le attività si basavano su un progetto nato per iniziativa dell’Amministrazione e di una specifica Giunta, quindi con uno specifico indirizzo politico molto legato al tema dell’etica nella professione. Per questa ragione, il distretto funzionava – rispetto alla comunità – in modo selettivo: si lavorava con quei liutai che avevano non solo manifestato interesse ma anche sottoscritto un’adesione specifica in particolare a un patto di integrità etica. Gli altri liutai non venivano coinvolti.

Una volta che, invece, il Comune diviene soggetto referente del Ministero e attuatore delle convenzioni Unesco non può più operare una selezione di questo genere ma deve rivolgersi e raggiungere l’intera comunità, come stabilito dalla Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale (2003), e dalla Convenzione di Faro.